Nella tradizione e nello stile di vita dei nostri paesi e delle nostre comunità è già presente una buona sensibilità e vicinanza verso i malati e i sofferenti; con questo progetto ci si propone un ulteriore passo in avanti. La novità del progetto sta proprio nel farsi capaci di riconoscere le situazioni di sofferenza presenti nella propria comunità, a volte nascoste, a volte “non viste” dalla nostra superficialità, e promuovere una presenza umile di vicinanza e di aiuto attraverso la “visita” a casa o in ospedale o in casa di riposo, da parte di persone che si rendono disponibili a questo servizio di carità, non più solo per iniziativa personale dunque, ma come espressione viva e concreta della comunità cristiana che celebra, prega e vive la carità.
Si tratta di riscoprire la dimensione comunitaria della fraternità: la comunità, cioè, si fa carico, e si pone a servizio, dei fratelli che si trovano in stato di sofferenza e di bisogno. Per collaborare e prendere parte a questa iniziativa non è necessario avere delle doti particolari o aver partecipato agli incontri formativi ma basta il sincero desiderio di mettersi con umiltà al servizio degli altri, coscienti di essere portatori del dono della carità che Dio con abbondanza elargisce a tutti i suoi figli.
La particolarità di questo servizio, che vuole esprimere l’attenzione della comunità verso i “prediletti” da Dio, ossia i poveri, gli ammalati, gli indifesi, richiede, a chi si rende disponibile ad operare, la disponibilità a camminare insieme, a fare comunione.
Certo, nessuno è già abilitato a fare questo servizio ma ognuno si rende disponibile a fare un cammino di crescita spirituale ed umana, insieme ad altri fratelli della comunità, per rispondere personalmente all’ invito fatto ai discepoli da Gesù: “ero ammalato e mi avete visitato” (Mt. 25,36).
Ora vi dico una cosa. Se noi dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (non sconfitti) il mondo si scompenserebbe. È come se venisse a mancare l’ossigeno nell’ aria, il sangue nelle vene, il sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo. Nella stessa misura in cui la passione di Gesù sorregge il cammino dell’universo verso il traguardo del Regno.In questo Gesù è il nostro capo. Lui confitto su un versante della croce e noi confitti, non sconfitti, sull’ altro versante della croce, sul retro. E quando abbiamo bisogno di Lui non è necessario urlare: basta chiamarlo, perché sta appena dietro di noi. È Gesù il centro.
È lui che conta. È lui che sta seduto accanto a noi quando gridiamo a causa del dolore…
È lui che ci dice che ci ama e che ci vuole bene”. (dal libro Ti voglio bene di don Tonino Bello – Ed. la Meridiana).
Per poter realizzare concretamente, in ogni parrocchia, questo servizio di carità si è identificata una persona per parrocchia che funga da “referente”, ossia per essere punto di riferimento locale e di coordinamento con le altre realtà parrocchiali dell’unità pastorale.
Vi segnalo i loro nomi perché chi è interessato a questa iniziativa può avere un chiaro riferimento, anche per segnalare eventuali situazioni di bisogno che non sono ancora conosciute o “riconosciute” dalla comunità.